COME SI SVOLGE UNA SEDUTA OSTEOPATICA?
- Sandra Betteto
- 25 ott 2021
- Tempo di lettura: 3 min
La prima seduta di Osteopatica ha una durata media di 45-50 minuti, ed è strutturata in modo tale da dare un quadro generale che conduca a formulare un’ipotesi di disfunzione sulla quale poi si baserà il trattamento.
La prima parte della seduta consiste nel CONSULTO, ovvero un momento in cui l’Osteopata raccoglie il maggior numero di informazioni possibili e utili sul paziente: motivo della domanda di consulenza, condizioni generali di salute, anamnesi prossima e remota. In questo ambito sarà molto importante l’analisi del disturbo: da quanto e come è insorto, come si presenta, quando aumenta, quando diminuisce, se irradia, quanto è intenso, etc
Tutte informazioni indispensabili a formulare una ipotesi di lesione osteopatica, che dovrà comunque essere eventualmente confermata da esami strumentali adeguati al caso.
Altre domande poste in questa fase possono riguardare eventuali altri disturbi, assunzione di farmaci, incidenti, lesioni, cadute, altre cure eseguite precedentemente (offrendo già un quadro di efficacia).

Al termine del consulto, prima di iniziare la valutazione, l’Osteopata dovrà aver già formulato un’ipotesi di lesione, ovvero un’ipotesi sulla causa che ha originato il disturbo, da convalidare nella seconda parte della seduta. L’Osteopata, infatti, non si accontenta di trovare e curare i sintomi, ma considerandoli solo delle manifestazioni di disfunzioni più profonde va a ricercarne le cause nella totalità del corpo, poiché queste possono trovarsi anche lontane dall’area di insorgenza dei sintomi. La prima fase del trattamento trova senso anche nel calmare l’atteggiamento di preoccupazione e nervosismo delle persone che si rivolgono per la prima volata alla figura dell’osteopata. La seconda parte della seduta è dedicata all’ESAME GENERALE: un indagine sul corpo scandita segmento per segmento, unita ai test del caso e a test generali mescolati con criterio e applicati nelle varie posizioni del corpo nello spazio (sdraiato, in piedi, seduto, etc). Vengono utilizzate tutte le nozioni di fisiologia e, nello spirito di globalità dell’osteopatia, si fa riferimento alle linee di gravità. Queste hanno punti di riferimento precisi sullo scheletro, rappresentano le forze positive e negative che regolano l’equilibrio e la mobilità del corpo. L’esame è la parte più difficile: richiede una perfetta conoscenza della fisiologia del nostro corpo e una fine sensibilità palpatoria, che si possono ottenere solo con uno studio approfondito e molta pratica. Non ci sono quindi ricette preconfezionate, ma ogni esame è diverso, ogni esito è diverso, ogni lesione può dare diverse conseguenze. Nell’esame viene valutata la temperatura, lo stato, il colore della cute, si valuta il grado di mobilità (in relazione al segmento di per se e in relazione alla globalità). Il TRATTAMENTO, si basa su tre principi: a) Il corpo è in grado di autoguarirsi: in quanto contiene in se tutti i mezzi per eliminare e prevenire le malattie. Questo però a patto che i sistemi di autoregolamentazione siano liberi di funzionare correttamente. b) La relazione tra struttura e funzione: gli ostacoli e le lesioni sono infatti da ricercare nel sistema mio-fascio-schelettrico che si ripercuote poi nelle funzioni corporee attraverso la via indiretta dei disturbi della Vascolarizzazione e del Sistema Nervoso. c) L’unità del corpo umano: ovvero il riconoscimento dell’uomo come unità funzionale. Nelle sedute successive l’osteopata valuta come il corpo ha reagito al trattamento e come ha cercato di rispondere con il nuovo equilibrio. Guiderà la ricerca di un’equilibrio sempre più stabile, che l’organismo adotterà sulla base del principio di autoguarigione e autoregolazone.
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